La Nostra Storia

La famiglia

albertosordiLa tradizione vitivinicola della famiglia Santarelli affonda le sue origini ai primi anni settanta, quando per pura passione e amore del territorio vennero acquisiti dei piccoli appezzamenti di terreno quasi interamente piantati a vigneto. Fino alla metà degli anni ottanta però le uve prodotte nei vigneti di Grottaferrata venivano conferite alle locali cantine sociali. Nel 1985 dall’incontro tra Giulio Santarelli, all’epoca sottosegretario di stato al Ministero dell’Agricoltura e Foreste ed il Professor Attilio Scienza, allora Direttore Generale dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige in Provincia di Trento si decide di dare corso ad una organica e razionale gestione della tenuta “Castel De Paolis” e di realizzare il suo progetto di produrre dei grandi vini in una delle zone certamente più vocata del Lazio e dell’Italia intera:
i Castelli Romani ed in particolare Grottaferrata, che con i suoi 270 mt sul livello del mare, la giusta distanza dalla costa del Mar Tirreno ed il suo terreno vulcanico uniti ad un clima tra i più miti e piacevoli d’Italia, costituiscono un unicum nel campo della vocazione vitivinicola di un territorio.

Si decide di espiantare mezzo degli allora otto ettari della superficie aziendale e si mettono a dimora ben venti tipi di uve diverse sia autoctone che alloctone e sia bianche che nere. Vengono impiantate tutte le varietà locali più pregiate come la Malvasia del Lazio o Puntinata, il Bellone o Cacchione, Il Trebbiano Giallo a cui si aggiungono il Vermentino, la Passerina, il Moscato Giallo, l’Incrocio Manzoni per i bianchi. Tra le uve nere si punta sul Cesanese del Piglio e d’Affile, il Montepulciano d’Abruzzo e il Sangiovese. Tra i vitigni alloctoni il Viognier, il Semillon, Chardonnay, Sauvignon Blanc, Roussanne per i bianchi. Syrah, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Merlot, Grenache, Tempranillo, Alicante per i rossi. Viene anche impiantata la varietà Moscato Rosa che il Prof. Scienza suggerisce basandosi sull’intuizione che le caratteristiche pedoclimatiche della zona dei Castelli Romani molto si avvicinano alla zona d’origine di questo antico vitigno che risulta essere la regione caucasica della Georgia e dell’Armenia.

Dopo la prima vendemmia sperimentale del 1988 in cui si poterono degustare i risultati della sperimentazione, sono stati scelti i vitigni da reimpiantare su tutta la superficie aziendale, nel frattempo salita a 14 ettari, e tra il 1989 ed il 1993 tutta la superficie aziendale è stata spiantata e reimpiantata con i risultati della sperimentazione. Nel 1993, anno della prima vendemmia dei vini “Castel de Paolis” è stata costruita ex novo la cantina di vinificazione, dotata di tini in acciaio inox termorefrigerati per effettuare la fermentazione dei mosti a temperatura controllata. Le presse sono a pressatura soffice. I risultati di tanta passione sono dei grandi vini, che rappresentano il frutto concreto della continua ricerca volta al costante miglioramento dell’arte enologica. Vini di prestigio, sempre contraddistinti da un’anima fortemente legata a questa ineguagliabile terra, capaci di coniugare antica e sapiente tradizione vitivinicola ad innovative soluzioni tecnologiche in cantina così come nel vigneto. Vini da sempre al vertice delle più importanti guide italiane ed internazionali, dai potenti e profumati Frascati DOC e DOCG all’elegante “Donna Adriana”, il pluripremiato “I Quattro Mori”, ma anche il grandissimo “Muffa Nobile”, uno dei più importanti vini da Botrytis Cinerea d’Italia, così come il celebre e rinomato Frascati Cannellino.

La famiglia Santarelli ne supervisiona personalmente ogni fase di lavorazione, commercializzazione e promozione, applicando, oltre l’esperienza famigliare, le moderne tecniche di cantina, come la selezione delle uve, il controllo della temperatura di fermentazione, fino all’imbottigliamento, garantendone così qualità e classe.

L'azienda

L’azienda vinicola Castel De Paolis nasce così nel 1993 a Grottaferrata, situata a 270 mt sul livello del mare godendo di un clima tra i piu’ miti e piacevoli d’Italia. Nasce da una idea di Giulio Santarelli e oggi portata avanti insieme al figlio Fabrizio che cura personalmente la commercializzazione e la promozione in Italia e nel mondo. In pochi anni infatti l’azienda è stata capace di affermarsi nei più importanti ristoranti e alberghi di Roma e in molti mercati esteri, dalla Cina al Giappone, dagli Stati Uniti al Brasile e in molti paesi europei

Un’attenzione particolare poi è stata posta sulla scelta del numero dei ceppi per ettaro, portati a 5500, con un carico produttivo ridotto a kg 1-1,5 per ceppo, e l’introduzione della pratica del diradamento per i rossi, l’abolizione di qualsiasi forma di concimazione.

L’azienda sorge sulle rovine del Castello di epoca medievale, dal quale prende il nome, che a sua volta sorgeva su rovine di epoca Romana. Ancora oggi infatti, la Cantina dell’azienda può godere della preziosa “Cisterna Romana”, nella quale riposano le Barrique con i grandi rossi da invecchiamento.

In questo ambiente magico, vengono spesso organizzate delle degustazioni con gli ospiti e con i gruppi turistici che vengono a visitare la Cantina. Una grande sala panoramica permette di degustare i vini dell’azienda con un avista che spazi dai vigneti sottostanti a tutta la città di Roma, fino alla costa laziale dove il pomeriggio il sole tuffandosi in mare dipinge uno specchio color arancio.

Il territorio del comune di Grottaferrata, unitamente a quelli di Monte Porzio Catone e Frascati, costituiscono la DOC Frascati.

Castel de Paolis

Castel de Paolis è stata una delle fortezze più importanti per il controllo delle campagne romane nell’Alto medioevo. Venne costruito sulle rovine di una villa d’epoca imperiale, in una posizione strategica: permetteva di controllare l’antica strada che univa Roma a Castromoenium. Un tempo si riteneva che il colle di Castel de Paolis coincidesse proprio con il sito dell’antica Castromoenium, ma gli ultimi studi individuano la colonia romana con l’abitato attuale di Marino. Anche il terreno che oggi ospita i vigneti di Castel de Paolis era attraversato da un diverticolo, una strada lastricata che collegava la via Castrimense con la Latina: un percorso ancora in uso fino allo scorso secolo. Il castello viene citato per la prima volta in un documento del 955. Era uno dei capisaldi creati dai potenti Conti di Tuscolo per difendere i loro possedimenti nelle lotte tra i baroni. Lotte decisive per dominare i pontefici e influenzare le nomine di vescovi ed imperatori.

Per quasi tre secoli milizie baronali e compagnie di ventura si sono sfidate in queste campagne. All’interno delle mura di Castel de Paolis c’era anche una chiesa antichissima, dedicata a Santa Maria. Una bolla del 1033 riguarda la conferma di papa Benedetto IX alla cessione della chiesa dai conti di Tuscolo ai monaci di Grottaferrata. Oltre ai conti di Tuscolo, anche Frangipane, Orsini e Colonna si contendono il castello con le armi, con il denaro e con le sfide legali. Ma dalla fine del 400 con il consolidarsi dell’autorità dei papi la posizione perde di importanza e i bastioni vengono abbandonati. Nel 1575 il castello viene descritto come “diruto”. E’ l’inizio di un declino che è proseguito lentamente fino ai nostri giorni:le ultime rovine erano visibili all’inizio del secolo. Il maschio con la porta ad arco era diventato il portale di una vigna, della chiesa era riconoscibile la pianta con il pavimento. Campovecchio in età romana ospitava la villa dei Giuni Siciliani: una dimora con affreschi e mosaici che sarebbe stata costruita da Iunius Silanus, genero dell’imperatore Augusto.

Poi venne abbandonata con la decadenza dell’Impero ma sul posto sono state trovate anche lapidi che testimoniano la presenza delle prime comunità cristiane. Il nome di Campovecchio risalirebbe alla famiglia Vecchi, proprietaria dei terreni nel XIV secolo. Ed è infatti con questo nome che viene registrata dal cardinale Bessarione, celebre umanista, tra i beni dell’Abbazia di Grottaferrata. Nel XVI secolo il terreno passa alla famiglia dei Gavotti, banchieri genovesi trasferiti presso la corte pontificia, che costruiscono un’elegante villa secondo il gusto dell’epoca .

Più tardi, nella metà del Seicento, la facciata della villa viene abbellita con una raccolta di statue e rilievi romani di altissimo livello. Ci sono giardini e fontane, con una terrazza che permetteva di ammirare la cascata Gavotti nel sottostante vallone. Ma alle spalle della residenza nobiliare rimane una vigna antichissima, con cantine ricavate nelle antiche strutture romane. Poi nel Settecento tutta la tenuta viene venduta per far fronte ai debiti di gioco: un secolo dopo entra a far parte dei beni dell’Abbazia, ai quali verrà espropriata dopo l’occupazione italiana del 1870.

Un’ultima curiosità: durante la prima guerra mondiale, la coltivazione della vigna viene affidata a un gruppo di prigionieri austroungarici.